lunedì 18 maggio 2009
POL - Immigrati: Unhcr attacca, Maroni smorza polemiche ma mantiene rotta
Roma, 18 mag (Velino) - Sui respingimenti delle navi dei clandestini il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ribadisce la linea del governo, più volte affermata in questi giorni: respingere le barche con i rifugiati a bordo che transitano fuori dalle acque nazionali. “Sono convinto - ha detto Maroni - che la strada presa sia quella giusta: l’Europa si faccia carico di questo problema, l’Italia non è un gendarme che va in giro per tutto il mondo per sentire chi verrà in Europa”. Al contempo, però, Maroni dà atto all’Unhcr di svolgere “un ruolo fondamentale. Noi abbiamo chiesto e non ottenuto ancora il coinvolgimento dell’Unione europea”. Insomma, il titolare dell’Interno vuole mettere la parola fine alle polemiche di questi giorni - a differenza del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che parla di “un segmento di cittadini italiani che sono particolarmente attivi (nelle organizzazioni internazionali, ndr) nel sollecitare giudizi negativi sul loro paese”, e del ministro delle Politiche comunitarie Andrea Ronchi, che definisce “demagogica” la polemica dell’Onu e “false e strumentali” le accuse all’Italia -. Maroni non entra nella polemica fra il ministro Ignazio La Russa e l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (sfociata nella replica al governo italiano di Antonio Guterres, che ha confermato la fiducia in Laura Boldrini, la portavoce italiana dell’agenzia Onu finita nel mirino del ministro della Difesa).
“Questa polemica è per me incomprensibile - dice il titolare dell’Interno - e vorrei cessasse subito perché l’innalzamento dei toni può pregiudicare il lavoro con la Libia che non è ancora finito. Le polemiche - ha aggiunto - non sono utili né alla Commissione europea, né all’Unione europea, né all’Italia, né agli organismi internazionali che devono essere tutti coinvolti in base alle proprie responsabilità. Mi auguro che le polemiche finiscano e da domani torni il confronto, che non vuol dire necessariamente accordo tra il Ministero dell’Interno e l’Unhcr. Con loro abbiamo un rapporto quotidiano, non sempre ne condivido le idee ma fino ad ora ho sempre trovato una soluzione”. Maroni critica inoltre il ruolo dell’opposizione. “Sentire le critiche da sinistra è grottesco - ha detto - visto che l’accordo con la Libia è nato sotto il governo Prodi ed è stato firmato dal ministro Amato”. Parlando dei rapporti con la Libia, paese dove andrà questa sera e dove domani incontrerà rappresentanti del governo locale per concludere l’accordo, il ministro ha fatto notare che “si tratta di un paese che ha aderito ad accordi internazionali che prevedono la concessione dello status di rifugiato politico. Io ho parlato con alcuni ambasciatori e so che il problema si può risolvere ma non certo continuando ad accogliere rifugiati”. Maroni ha poi annunciato che nei prossimi giorni sarà convocato a Roma un tavolo per discutere dei rifugiati politici e dei minori non accompagnati. Proprio per discutere di questo problema - in Italia negli ultimi anni i rifugiati politici sono stati 150mila e 7mila i minori non accompagnati - il ministro dell’Interno ha incontrato oggi in prefettura a Milano il sindaco della città, Letizia Moratti, e il presidente dell’Anci nonché sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. Il quale ha commentato favorevolmente l’iniziativa dio Maroni, segnalando che il problema dell’aumento delle richieste di asilo e rifugio politico è avvertito dagli amministratori locali.
Che al di là degli screzi con l’agenzia Onu capeggiata da Guterres, gli sforzi diplomatici dell’esecutivo italiano sul tema dell’immigrazione clandestina proseguano lo dimostra anche il fatto che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontrerà domani pomeriggio a Coppito, frazione dell’Aquila, presso la scuola della Guardia di finanza, il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso. Un incontro non incentrato sul dossier immigrazione, destinato però a trovare spazio nel colloquio, soprattutto in relazione al ruolo di Bruxelles. Il riaccendersi della querelle governo-Unhcr ha avuto però riflessi immediati sul dibattito politico interno, segnato anche dai dossier sicurezza e immigrazione. Mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini, incontrando i giornalisti a Monopoli, ricorda la necessità di “affrontare una questione così impegnativa e complessa per la società italiana senza cadere nella tentazione di dare vita a un confronto tutto finalizzato unicamente al voto per il Parlamento europeo che viene rinnovato tra qualche settimana” (rammentando al contempo come il tema dell’immigrazione e dell’integrazione sia un problema “di rapporto fra Unione europea e paesi di provenienza degli immigrati”), l’opposizione fa leva sulla protesta di Guterres - e sulle reazioni di alcuni ministri italiani - per attaccare l’esecutivo.
Secondo Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, “la posizione del governo sta rasentando l’ottusità costringendo il nostro paese in una situazione di isolamento internazionale sempre più preoccupante. Siamo a una sorta di delirio di onnipotenza che dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’Italia”. A nome del Pdl le risponde il portavoce Daniele Capezzone: “La senatrice Finocchiaro deve essere nervosa. In ogni caso, per comprendere come si muovono i governi occidentali, inclusi quelli di sinistra, le suggerisco - continua l’esponente del Pdl di informarsi sulle scelte di Zapatero”. Capezzone risponde anche all’Onu, che “si contraddice: oggi critica la Libia, ma fino a ieri le affidava la presidenza della Commissione diritti umani”. A Guterres si aggancia il vicepresidente dei deputati democratici, Gianclaudio Bressa: il rappresentante Onu “ha perfettamente ragione” quando “ parla di attacchi immotivati e personali inaccettabili nei confronti dell’Unhcr: le sue parole la dicono lunga su quale sia la considerazione del governo di Silvio Berlusconi al di fuori del nostro paese”. Di uno “spettacolo indecoroso” parla - a proposito delle divaricazioni tra i ministri italiani sulla risposta da dare all’Unhcr - il democrat Marco Minniti.
Dalle file della Lega il capogruppo al Senato, Federico Bricolo, avverte che gli esponenti dell’Unhcr “possono dire quello che vogliono, e li ascoltiamo con il dovuto rispetto, ma rimane il fatto che siamo gli unici nel centro del Mediterraneo a dover affrontare, da soli, un fenomeno che, per forza di cose, dobbiamo regolare”. Infine, sul versante interno al Pd tiene ancora banco il caso Chiamparino. Il sindaco di Torino - che sui respingimenti aveva assunto una posizione non pregiudizialmente ostile al governo, tanto da essere accusato di slealtà da in una missiva firmata dal capogruppo democrat alla Camera Antonello Soro - torna sulla questione dichiarando: “La lettera del Pd? Io non l’ho ricevuta. Arriverà? Chiedetelo alle Poste. Franceschini mi ha detto che non ne e’ a conoscenza, poi non lo so. Anzi mi ha detto che se vedevamo i suoi interventi alla Camera sul tema, non c’era grande differenza con le mie posizioni”. Per Chiamparino non c’è “niente di drammatico nell’avere diversità di posizioni, ciò che però mi aveva fatto scattare la molla quando ho parlato di partito che regrediva erano state le accuse nei miei confronti che ricordano tempi che spero siano passati definitivamente. Nessuno può essere considerato sleale per una posizione espressa. Sull’immigrazione la mia posizione è questa: può lo Stato accettare che il fenomeno sia gestito dalle organizzazioni mafiose?”. Chiamparino è, assieme a Filippo Penati, una delle personalità “non accecate dal settarismo” che “conoscono bene la realtà italiana” e “dissentono nettamente dalla linea lassista della sinistra nei confronti dell’immigrazione clandestina”, dice Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl.
“Quanto all’Unhcr e all’Onu, ha perfettamente ragione il ministro degli Esteri quando afferma che vanno rispettate anche quando sbagliano e l’errore dell’Unhcr è evidente”, sottolinea Cicchitto. “È certamente sbagliato - conclude - alzare i toni, ma ancor più sbagliato è avere complessi d’inferiorità”. Di segno opposto la valutazione del segretario Pd Dario Franceschini: la polemica sui respingimenti “non è una diatriba. Mi pare che ci siano tutte le organizzazioni internazionali, la Chiesa cattolica, l’Onu, l’Unhcr che dicono tutte le stesse cose, e non sono pericolosi e faziosi esponenti dell’opposizione come noi”, ironizza il leader democrat. D’accordo con lui il segretario Cgil Guglielmo Epifani, a giudizio del quale Le “frasi scomposte” di alcuni ministri italiani attestano che “non c’è argine al peggio. Noi combatteremo questa deriva perché se non viene contrastata creerà problemi enormi al paese e alla rete dei diritti”.
(ndl/chi) 18 mag 2009
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