giovedì 21 maggio 2009
Per la Cei gli immigrati respinti troveranno fame e morte
Citta del Vaticano, 20-05-2009
"Non tutti erano bisognosi d'asilo, non tutti santi, ma poveri lo sono di certo" afferma monsignor Miglio. Secondo il vescovo a Milano si sperimenta un "inedito apartheid". Lunedì assemblea generale della Conferenza episcopale.
La decisione delle autorita' italiane di "riportare sulle sponde africane coloro che cercavano di raggiungere il nostro Paese" corrisponde a farli tornare indietro "su strade di fame e di morte che gia' conoscevano: non tutti erano bisognosi di asilo, non tutti santi, ma poveri lo sono di certo".
E' quanto scrive in un intervento pubblicato sul bollettino del Sir, l'agenzia stampa dei vescovi, monsignor Arrigo Miglio, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, presidente del Comitato scientifico delle Settimane Sociali e vescovo di Ivrea.
Monsignor Miglio, a pochi giorni dall'inizio dell'assemblea generale dei vescovi italiani, che prende il via lunedi' prossimo, traccia il quadro complessivo della posizione della Chiesa italiana in merito all'immigrazione e fa anche un accenno al dibattito sul 'caso Milano', dove, dice, sono state avanzate proposte per sperimentare "un inedito apartheid".
Il vescovo compie un parallelo fra gli episodi di questi giorni e quanto avvenuto a suo tempo nei rapporti con i flussi migratori dall'Albania. Gli albanesi di allora erano "naufraghi sepolti in mare", scrive il vescovo, cosi' come "naufraghi del mare e della vita" sono "questi ultimi, con i loro stracci e i loro occhi che ci interrogano sulla nostra 'crisi' e specialmente sulle nostre pubblicita' tese a farci consumare di piu' e di tutto.
Sono stati riportati d'autorita' su strade di fame e di morte che gia' conoscevano: non tutti erano bisognosi di asilo, non tutti santi, ma poveri lo sono di certo e in questa occasione sono divenuti assai simili a Cristo, scaricato da Pilato a Erode e viceversa; i due in quel giorno divennero amici, dopo essere stati nemici. A questa cronaca triste e umiliante si sono aggiunte le proposte - poi declassate a 'battute' - di un inedito apartheid da sperimentare a Milano".
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