sabato 30 maggio 2009
Gli immigrati rendono più di quanto costano
GIOVANNA ZINCONE
L a relazione della Banca d’Italia per il 2008 presenta un quadro dell’immigrazione in Italia già noto. Si tratta di un’immagine variegata: molti studenti, ma troppi di loro in ritardo sul percorso scolastico; molti lavoratori, persino più occupati degli italiani, ma non abbastanza istruiti. Inoltre, sappiamo che gli stranieri stanno oggi perdendo il lavoro più in fretta degli italiani. Insomma, un’immigrazione importante, ma sulla quale bisognerebbe investire, soprattutto in formazione. Spicca tra gli altri un dato particolarmente positivo: gli immigrati rendono per ora più di quanto non costino. Versano il 4% del gettito fiscale e contributivo, mentre assorbono solo il 2,5% delle spese per scuola, pensioni, sanità e altri interventi sociali. Questo ottimistico bilancio si basa su dati 2006, quindi parla di uno ieri, sia pure recente. Proprio per questo la stessa relazione usa prudenza rispetto al domani. Un numero crescente di lavoratori immigrati arriverà a riscuotere la pensione, e potrebbe costituire una piccola onda d’urto sul sistema. Si spera che un numero crescente di figli di immigrati utilizzi e «consumi» istruzione pubblica, e anche questo comporterà costi aggiuntivi. Si deve poi osservare che nel bilancio Banca d’Italia non sono computate le spese che derivano da quella che possiamo definire la parte «scura» dell’immigrazione: ad esempio, i costi dei respingimenti e delle detenzioni nei Centri di identificazione, quelli degli immigrati processati e detenuti.
Ma fortunatamente la Relazione Draghi guarda soprattutto alla parte «chiara» dell’immigrazione. Meno male, una volta tanto è salutare che i riflettori siano puntati su un versante positivo e troppo spesso trascurato: quello degli immigrati che lavorano, studiano, contribuiscono al benessere nazionale. Nel 2008 gli immigrati erano l’8,9% dei lavoratori dipendenti e il 4,5% degli autonomi. Insomma Banca d’Italia ci ha confermato ieri quello che Istat ci aveva detto qualche giorno fa: gli immigrati regolari costituiscono una componente stabile della nostra società, utile, anzi necessaria al suo funzionamento quotidiano: basti ricordare che al 1 gennaio 2009 gli immigrati regolari in Italia erano quasi 4 milioni.
Purtroppo l’azione pubblica italiana appare oggi prevalentemente, se non esclusivamente, interessata a governare la parte «scura» dell’immigrazione. E lo fa a volte con misure e stili che ci valgono richiami a livello internazionale. Questo comportamento non costituisce soltanto un grave errore strategico sui tempi lunghi, perché non cura gli italiani di domani, ma è un abbaglio anche sui tempi brevi. Questa maggioranza così attenta agli umori della opinione pubblica, così pronta a cogliere le paure e gli spaesamenti degli italiani di fronte all’immigrazione, non si è accorta che nel Paese ci sono anche disponibilità e aperture. Un recente sondaggio svolto in vari Paesi europei e negli Stati Uniti rileva in Italia un persistente favore a concedere il voto locale agli immigrati, una larga maggioranza (79%) propensa a rendere più facili gli ingressi per studio e per lavoro, una schiacciante maggioranza (90%) contro la discriminazione, e (86%) che appoggia l'idea di combattere l’immigrazione clandestina destinando maggiori aiuti ai paesi svantaggiati. Peccato che l'Italia dia solo un misero 0,11% del suo Pil, e si trovi così in fondo alla lista dei donatori. Insomma una politica che si occupasse non solo di punire i comportamenti illegali, ma anche di valorizzare e premiare i molti immigrati onesti e produttivi, non solo gioverebbe all’Italia di domani, ma non dispiacerebbe neppure ai suoi elettori di oggi.
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