giovedì 14 maggio 2009
Maroni scommette su Tripoli
Vuole creare in Libia un centro per verificare lo status di rifugiati politici
GUIDO RUOTOLO
ROMA
Mai come in queste ore si sono intensificati i rapporti tra Roma e Bruxelles, tra il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e il Commissario Ue per la Giustizia, libertà e sicurezza, Jaques Barrot. Chi segue da vicino il dialogo, al ministero dell’Interno, assicura: «Finora, il commissario Barrot ci ha sostenuto. Adesso bisognerà insistere. Se manterremo la nostra posizione, la Ue sarà costretta a muoversi». Parole rassicuranti. Il ministro Maroni vuole convincere il commissario Barrot a sposare la sua proposta: «La Ue stringa un accordo con Tripoli perché commissioni per i richiedenti asilo possano svolgere le loro istruttorie in Libia». Apparentemente, la situazione si presenta bloccata. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), chiede che il vulnus sia sanato, che gli immigrati respinti in mare e portati in Libia, paese che non ha aderito alla Convenzione di Ginevra, tornino in Italia dove si dovrà svolgere l’istruttoria per verificare le richieste di asilo. Domani, nell’incontro con il ministro Maroni, il responsabile italiano (ma anche di Malta, Cipro, Grecia ed Albania) dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, Lawrence Yolles, porrà questa sorta di pregiudiziale.
Naturalmente, ben sapendo che dall’altra parte del tavolo, non sarà raccolta. Il ministro Maroni non ha alcuna intenzione di sconfessare le operazioni di respingimento in mare, ritenendole legittime. L’Unhcr aspetta di confrontarsi su proposte «realistiche». L’oggetto della trattativa ha a che fare con questioni di diritto internazionale e con valori e principi insindacabili. E, dunque, se intesa si deve trovare occorre essere realistici. La Libia è impegnata con l’Italia nell’azione di contrasto ai trafficanti di clandestini e a impedire che gli immigrati arrivino sulle coste siciliane. Nega, Tripoli, che esista la questione di garantire protezione umanitaria ai richiedenti asilo. Vivendo una nuova drammatica emergenza per il sovraffollamento dei suoi Centri di reclusione dei clandestini. Però, ricordano al Viminale, «ha già dato il via libera al trasferimento in Italia di due gruppi di rifugiati eritrei che, nel 2008, sono arrivati in privincia di Rieti». Aggiungono al Viminale: «Abbiamo una terza operazione in corso che riguarda altri 60 eritrei che dovrebbero arrivare in provincia di Benevento e in Calabria».
Martedì, il ministro Maroni sarà a Tripoli, per discutere, a questo punto, con il suo omologo libico non più solo dei pattugliamenti misti (le motovedette italiane cedute ai libici salperanno domani dal porto di Gaeta). In Libia, con Maroni, doveva esserci anche il commissario Ue per gli Affari interni, Jaques Barrot. Ma il commissario ha rinunciato. Aspetta il vertice dei Ministri dell’Interno della Ue che si terrà il 5 giugno e che vedrà, all’ordine del giorno, anche il problema dei respingimenti in mare degli immigrati, per avere chiaro il mandato che i ministri Ue gli daranno. Naturalmente, in questa partita gioca un ruolo anche la Farnesina. Dal ministero degli Esteri arrivano conferme all’impostazione del ministro Maroni: «L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati apprezza il lavoro svolto dalle nostre commissioni per i richiedenti asilo. Se la Libia e la Ue accoglieranno la nostra proposta, si creeranno commissioni per esaminare le domande di asilo». A quel punto, suggeriscono alla Farnesina, «ottenendo lo status di rifugiato, non si porrà il problema dell’ospitalità in Italia o altrove. Le frontiere italiane sono frontiere europee. A chiunque è garantita la libera circolazione in un Paese europeo». E, dunque, occorrerà aspettare l’esito della trattativa tra Roma, Bruxelles e Tripoli.
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