mercoledì 13 maggio 2009
Stranieri È scaduto il termine per l'assistenza al gruppo fatto arrivare mesi fa da Lampedusa
«Adesso sei rifugiato? Allora vai a trovare lavoro in un altro posto»
ComitatoLe associazioni chiedono chiarezza e trasparenza sugli africani
Eliana Di Lorenzo Chiarezza e trasparenza per i rifugiati eritrei e somali. Chiarezza sulla condizione futura dei giovani, scampati a guerra e violenza, e sul loro ruolo nella nostra provincia. Trasparenza sui soldi spesi per finanziare il loro soggiorno. È quanto chiedono i rappresentanti di Amnesty International, Cittadinanzattiva e Posttribu. Ieri, in una conferenza stampa tenutasi alla Casa del Volontariato, alla presenza di circa trenta giovani eritrei e somali (nella foto Renzi), si è costituito il Comitato per i diritti umani dei rifugiati della provincia di Rieti. Comitato che avrà come scopo quello di "vegliare" sul futuro di questi giovani, accolti a Rieti e provincia nell'ottobre del 2008 nell'ambito di un progetto europeo per la protezione dei rifugiati. Vitto, alloggio e soprattutto formazione dovevano essere i punti focali del loro soggiorno italiano. Dopo il 9 aprile, data di scadenza della convenzione e del progetto, i ragazzi, accolti dalle istituzioni, Comune di Rieti, Prefettura in primis, e dalle associazioni, una tra tutte la Caritas, sono stati invitati a lasciare la loro nuova vita per poter "liberamente" trovarsi un lavoro ed una casa propria. Da allora, chi ha potuto, ha lasciato il nostro paese per raggiungere i parenti in altre nazioni, gli altri, circa 45 tra i 18 ed i 25 anni, sono rimasti qui. «Peccato però - racconta Antonio Ferraro presidente di Cittadinanzattiva - che alcuni di questi ragazzi non hanno imparato nemmeno una parola di italiano e non hanno visto attivato un solo progetto per trovare un lavoro. Le istituzioni, che prima hanno caldeggiato il loro arrivo, perché finanziato dal ministero, ora non li vogliono più. C'è poca chiarezza, anche sui fondi della comunità, spesi per questa iniziativa». In un incontro in prefettura, di fronte a tutte le massime autorità locali, è stato spiegato a questi ragazzi che una volta scaduti i sei mesi avrebbero dovuto "camminare con le loro gambe". Le otto case in cui sono ospitati, hanno cominciato a staccare le utenze, e le associazioni che prima li hanno sostenuti cominciano a latitare. «Hanno ottenuto lo status di rifugiato - fa eco Ettore Saletti assessore ai servizi sociali del Comune di Rieti, una delle parti in causa nel progetto - adesso sono liberi di circolare sul nostro territorio e in tutta Europa. Trovare loro un lavoro a Rieti sarebbe pura demagogia, vista la nostra situazione occupazionale. Sarebbe opportuno che anche la Provincia si facesse carico del loro futuro. Far venire altri immigrati con questi prospettive? Non ci penso nemmeno».
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