mercoledì 6 maggio 2009
Paola: «il mio viaggio in Eritrea»
Dopo il reportage di Laura Guglielmi, ecco la testimonianza di una lettrice. Un popolo accogliente e con tanta dignità. L'incontro con l'ultimo ascaro, che combatté fianco a fianco agli italiani
Sono una vecchietta 58enne madre e nonna, disabile e matta di Roma. Matta perche nonostante la mia disabilità motoria e altro (grazie a Dio non mentale...) sono ancora una curiosa amante della VITA e delle PERSONE. Basti sapere che sono tornata il primo aprile da un viaggio da pazzi in Siria e Giordania (12 giorni, 11 alberghi, volevo morire!): da Damasco ho costeggiato il Libano, sono risalita lungo il mare e sono arrivata ad Aleppo per poi fare Ebla e di nuovo Damasco, passare in Giordania, visitare il Mar Morto, andare a Petra e quindi di nuovo Amman e rientro.
Ho letto con avidità il reportage sull'Eritrea di Laura Guglielmi, e nelle sue parole ho rivissuto la mia esperienza di quattro anni fa: un mese in Eritrea e visita alle isole Dallak, con tanto di notte nel sacco a pelo sulla riva di un'isola deserta e sveglia con i paguri che facevano uno schiamazzo enorme per correre dalla sabbia verso il mare all'alba.
Il mio non è stato un viaggio da turista, ma ho vissuto esperienze forti con le suore missionarie e sono entrata nella realtà di quel paese splendido e pieno di contraddizioni e di dolore. Mi è entrato talmente tanto nel sangue che ancora oggi ho contatti continui (anche se molto filtrati) con loro e cerco da qui di aiutarli come mi è possibile. Sono persone sempre accoglienti con noi italiani e, anche nei posti più poveri, con tanta ma tanta dignità, che per noi possono essere solo di esempio.
Mando un po' di foto: il baobab con la Madonna nera, la riva del mare con migliaia di paguri, la mia amica suora da quaranta anni in Eritrea, il cimitero italiano dove sono sepolti italiani e ascari e, chicca delle chicche, l'ultimo ascaro che era ancora vivente e che mi ha raccontato come combatté al fianco degli italiani come se fosse successo il giorno prima.
Spero che l'Eritrea sia un posto dove a breve si possa tornare con un minimo in piu di sicurezza: già quattro anni fa ho avuto un incontro ravvicinato con un kalashnikov e non mi sono divertita molto. Si è risolto tutto in poche ore di fermo in una base militare. Fino a quando ci sarà la situazione politica attuale, però, non mi sento di tornarci anche se ho una parte del mio cuore legata a quel popolo.
Paola
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